Gli impianti Tramonte hanno superfici trattate?
Gli impianti Tramonte presentano sia superficie trattata e sia superficie macchinata. Vediamo che significa questo...
Qualche anno fa, spinto, oltre che dalle pressanti richieste del mercato che reclamava assai vivacemente il trattamento di superficie, dalle sempre più numerose disaffezioni anche di storici utilizzatori, mi vidi costretto a fare quel che sempre mi ero caparbiamente rifiutato: introdurre il trattamento di superficie sui miei impianti. I motivi per cui avevo sempre osteggiato tale trattamento erano fondamentalmente due: il rischio della comparsa del fenomeno perimplantite anche sugli impianti Tramonte, che ne erano da sempre praticamente immuni, e l’aumento incontrollato della resistenza all’avanzamento durante l’inserimento che sarebbe andato a stravolgere un equilibrio pluridecennale tra il coefficiente di resistenza all’avanzamento in osso compatto ed il coefficiente di resistenza alla torsione del collo implantare il cui diametro misurava 2,25mm. Senza contare che un aumento della resistenza all’avanzamento non avrebbe turbato solo questo equilibrio, ma avrebbe determinato anche un notevole aumento dell’attrito e dunque la produzione di un surplus di calore difficilmente quantificabile. Considerando che un impianto Tramonte di 5mm di diametro sviluppa una superficie totale di quasi 40 mm2 per ogni singola spira, la cosa poteva rivelarsi un boomerang dagli effetti imprevisti e forse drammatici. Ma il trend negativo delle vendite imponeva una drastica decisione così mi rassegnai ad introdurre il trattamento di superficie in un impianto che non aveva alcun bisogno di modifiche ma che era esposto sempre più alle critiche più becere di immobilismo e mancanza di aggiornamento “scientifico”, messo così tra virgolette a sottolineare quanto poco scientifico sarebbe stato veramente un simile aggiornamento, spacciato per tale da un marketing sempre più aggressivo e sempre meno attento alle questioni cliniche e, in fondo, all’interesse del paziente.
Per disinnescare quella che però mi pareva una bomba ad orologeria che sarebbe potuta scoppiare in qualunque momento, decisi di introdurre un trattamento di superficie blando e limitato alla parte più profonda dell’impianto. E fu così che nel 2010 l’impianto Tramonte si arricchì di questo belletto, che però, almeno nelle inserzioni in osso D4 e soprattutto D5, poteva far sperare in una qualche utilità non solo commerciale. Poi, di lì a poco, uscirono finalmente in letteratura, i dati reali del tasso di perimplantiti e mucositi, a dir poco spaventosi (56% e 75%). In conseguenza di ciò, poco tempo dopo, Massimo Simion stupì il mondo con la sua dichiarazione circa la necessità di tornare agli impianti a superficie macchinata, e l’anno scorso, udite udite, uscì con un impianto suo che presentava il trattamento di superficie solo nella parte apicale profonda e a superficie macchinata nella metà coronale. Esattamente come qualche anno prima avevo fatto io sui miei impianti. La morale della storia è una sola: l’implantologia italiana continua a fare scuola e a dare lezioni, come ha sempre fatto, di efficacia, praticità, e funzionalità. Oltre che di intelligenza….